Associazione Italiana Dislessia
Secondo la nosografia ufficiale la Dislessia Evolutiva (DE) è “un disturbo nell’apprendimento della lettura nonostante istruzione adeguata, in assenza di deficit intellettivi, neurologici o sensoriali e con adeguate condizioni socioculturali”.
Si ritiene che la DE non possa essere attribuita ad un’unica causa. Secondo alcuni Autori, infatti, all’origine del disturbo ci sarebbero problemi di diversa natura del processamento visivo, sia legati ad alterazioni dei movimenti oculari rapidi sia al processamento rapido dell’informazione visiva, ma secondo la maggior parte degli autori la causa del disturbo risiede in un deficit nei processi di transcodifica dal segno al suono, deficit che sarebbe presente in tutti i bambini con DE, anche in quelli che presentano disturbi visivi.
Le difficoltà del bambino dislessico risiedono quindi essenzialmente nel riconoscimento delle lettere e nella trasformazione di queste in suoni. Si tratta di un disturbo di origine genetica e si presenta in soggetti senza lesioni cerebrali clinicamente evidenziabili. Tecniche sofisticate (Risonanza magnetica funzionale e Tomografia ad emissione di positroni) hanno evidenziato nei cervelli dei soggetti dislessici anomalie di funzionamento soprattutto in aree dell’emisfero di sinistra. Va inoltre tenuta distinta la Dislessia evolutiva dalla Dislessia acquisita a causa di una lesione anatomica, anche se questa avviene in età evolutiva. La definizione clinica di DE nell’uso comune comprende anche disturbi della scrittura (disortografia) e di calcolo (discalculia) in quanto molto frequentemente associati alla Dislessia. La DE ha una prevalenza che è diversa nelle diverse lingue. In Italia, secondo diversi autori, si aggira intorno al 3% della popolazione. Pur essendo la DE un disturbo molto frequente, la consapevolezza del problema è assente nel bagaglio culturale delle persone che svolgono professioni intellettuali nel mondo della scuola e nel mondo della sanità.
L’assenza di cultura della DE nella scuola italiana è all’origine di una serie di problemi macroscopici: molti insegnanti non sono ancora in grado di sospettare il disturbo; nei rari casi in cui il disturbo viene sospettato dall’insegnante e poi diagnosticato dallo Psicologo e/o dal Neuropsichiatra infantile, raramente si riesce ad affrontarlo con una piena ed adeguata consapevolezza nell’ambito scolastico. Il problema non è limitato alla scuola: molti bambini dislessici, infatti, non riescono ancora ad ottenere un’adeguata valutazione diagnostica presso i servizi territoriali di Neuropsichiatria infantile. Il risultato è che, pur essendo dotati di buone e a volte eccellenti risorse intellettive, i bambini con DE hanno storie scolastiche molto travagliate e piene di insuccessi. Le ricerche italiane segnalano un tempo di completamento della scolarità obbligatoria mediamente superiore ad un anno rispetto alle attese. Esiste una forte prevalenza di bocciature nel periodo che riguarda la scuola media inferiore e questo dato conferma l’importanza della diagnosi precoce e del trattamento precoce del disturbo, che deve avvenire nei primi anni della scuola elementare, pena l’espulsione dal circuito scolastico. La mortalità scolastica è alta fra i dislessici al termine della scolarità obbligatoria e nei primi anni della scuola media superiore.
La storia naturale dei bambini dislessici non è uguale per tutti. Vi sono dei fattori che possono essere considerati determinanti per un buon esito della storia naturale della DE: 1) grado di difficoltà nella transcodifica: minore è il grado di difficoltà migliore è la prognosi; 2) diagnosi precoce e trattamento riabilitativo: più precoce è la diagnosi e più precoce è il trattamento riabilitativo migliore è la prognosi. Un disturbo del linguaggio, delle prassie e dell’orientamento spaziotemporale precede spesso la DE. È dimostrato che un intervento precoce in questi bambini può prevenire un successivo disturbo di lettoscrittura. Il pediatra di famiglia può sospettare questi disturbi in una età precoce ed inviare il bambino sospetto ai servizi di 2° livello; 3) didattica e misure compensative e dispensative: dalla Dislessia non si guarisce. Anche se viene diagnosticata e trattata precocemente, nella scuola media inferiore e superiore il ragazzo dislessico avrà sempre difficoltà, non sarà mai veloce nella lettura e nella scrittura, farà sempre errori di ortografia, avrà sempre difficoltà a ricordare le tabelline o a fare le operazioni di matematica. È importante che la scuola adotti percorsi didattici individualizzati per tutto il corso di studi dei ragazzi con DE e che adotti alcune misure compensative e dispensative: uso del computer con videoscrittura, uso di libri parlanti, uso della calcolatrice, non fare leggere ad alta voce di fronte a tutta la classe, dare a disposizione tempi di lavoro più lunghi ecc; 4) fattori emotivo-elazionali: l’atteggiamento incoraggiante ed empatico dei familiari e degli insegnanti favorisce un buon equilibrio emotivo del soggetto dislessico al fine di tollerare le inevitabili frustrazioni e le maggiori fatiche di apprendimento.
Nella maggioranza dei casi però gli esiti scolastici e sociali dei ragazzi dislessici sono negativi. Nella maggioranza dei casi il disturbo non viene sospettato dagli insegnanti e non viene diagnosticato dagli operatori sanitari. Il bambino dislessico viene giudicato dagli insegnanti e dai genitori pigro e svogliato. Ben presto iniziano le delusioni e le frustrazioni che continueranno e che si faranno più pesanti all’ingresso della scuola media inferiore. Il ragazzo dislessico è un ragazzo intelligente e sensibile, capisce di essere diverso degli altri, si affligge per i continui rimproveri, diventa triste, ansioso, aggressivo, si isola, non stabilisce rapporti di amicizia con i compagni. La DE è una delle maggiori cause di dispersione e di mortalità scolastica.
Molti percorsi adolescenziali devianti che conducono alla violenza, all’alcool e alla tossicodipendenza hanno origine da difficoltà scolastiche la cui causa principale e la DE. La presenza di adolescenti con DE fra i devianti con problemi con la giustizia raggiunge in alcuni casi anche il 75%. Nelle carceri minorili il 25% degli adolescenti ha una DE. Il 50% degli adolescenti che si suicidano hanno avuto ripetuti insuccessi scolastici: la causa di questi insuccessi è spesso la DE. Il Disturbo depressivo e il Disturbo d’ansia negli adolescenti con DE è 3-6 volte più frequente che nella popolazione generale.
Conclusione
È auspicabile che le conoscenze della DE aumentino sia nel mondo della scuola sia nel mondo della sanità al fine di potere offrire al ragazzo dislessico le opportunità per un buon inserimento della scuola, condizione indispensabile per garantire un successivo inserimento nella società e nel mondo del lavoro.